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Azioni di contrasto per prevenire e ridurre sovrappeso e obesità, fenomeni che hanno assunto dimensioni epidemiche anche tra i bambini
di Stefano Menna
9 novembre 2022 – Potenziare conoscenze e competenze su nutrizione e abitudini alimentari, anche tramite campagne di comunicazione e marketing sociale. Incentivare interventi di sostegno alla salute a scuola e nei luoghi di lavoro. Favorire la modifica dell’ambiente cittadino per agevolare sport e attività fisica. Vigilare sulla qualità della ristorazione collettiva e della filiera dei distributori di cibi e bevande pronti. Sono alcuni degli ambiti di intervento previsti dalle raccomandazioni dell’Oms, recepiti nelle nuove linee guida per la prevenzione e il contrasto di sovrappeso e obesità approvate dalla Conferenza Stato-Regioni.
L’Italia si è così dotata di uno strumento di indirizzo strategico intersettoriale. Il documento rappresenta la cornice di riferimento per ridurre la frammentarietà degli interventi da attuare.
L’impatto sulla salute, fin dall’infanzia
Del resto le conseguenze dell’obesità esigono interventi urgenti e incisivi per rallentarne la diffusione, che ha raggiunto ormai dimensioni epidemiche. Secondo l’Oms, il numero di persone obese nel mondo è triplicato dal 1975: oggi quasi 2 miliardi di adulti sono in sovrappeso, tra cui oltre 650 milioni obesi. L’obesità può provocare una precoce insorgenza di malattie croniche che incidono su durata e qualità della vita come diabete di tipo 2, ipertensione arteriosa e cardiopatia ischemica. Non solo: i chili di troppo rientrano tra i principali fattori di rischio oncologico, soprattutto per il tumore del colon-retto, rene, esofago, pancreas e cistifellea. E, nelle donne, anche per il cancro della mammella, endometrio e ovaio.
I dati Iss mostrano come nel nostro Paese 4 adulti su 10 abbiano problemi con la bilancia: in particolare, il 32% degli adulti è in sovrappeso, l’11% obeso. Numeri che salgono rispettivamente al 44% e al 14% negli over 65. Si tratta di una condizione più frequente negli uomini e al Sud, soprattutto tra le persone con difficoltà economiche e un basso livello di istruzione. Nemmeno la popolazione infantile è risparmiata: il 20% dei bambini di 8-9 anni è in sovrappeso e il 9% obeso. Va un po’ meglio tra gli 11-15enni, dei quali comunque il 16% è in sovrappeso e il 3% obeso.
I bambini hanno più probabilità di trascinarsi questa condizione anche da adulti. L’allarme è stato lanciato al congresso nazionale della Federazione italiana medici pediatri: ben 8 bimbi su 10 in eccesso ponderale sono destinati a diventare obesi. Una delle fasi cruciali su cui i pediatri concentrano l’attenzione è l’alimentazione nei primi mille giorni di vita: la cosiddetta “alimentazione complementare” con cui, con appositi accorgimenti, si propongono ai figli abitudini analoghe a quelle famigliari. Ciò che mangiamo in quel periodo influenza infatti lo sviluppo, il metabolismo e, di conseguenza, il rischio di obesità e sovrappeso. Ma, mentre non ci sono dubbi sui benefici dell’allattamento naturale al seno, la fase di svezzamento è ancora controversa perché influenzata da condizioni socioculturali, economiche, disponibilità effettiva di alcuni alimenti, tradizioni, oltre che dalle stesse convinzioni e indicazioni del pediatra. Le famiglie più svantaggiate tendono ad esempio a utilizzare cibi pronti, troppo zuccherati o salati, e ricorrono spesso al junk food anche per l’alimentazione dei propri figli.
Cuore a rischio, con un’alimentazione sbilanciata
Il congresso annuale della Società italiana di prevenzione cardiovascolare (Siprec) ha sottolineato come l’obesità vada sempre considerata come una vera e propria malattia, non solo come un fattore di rischio. Dei 4 milioni di decessi associati ogni anno all’obesità, almeno due terzi sono dovuti a malattie cardiovascolari. Una relazione pericolosa quella tra obesità e patologie cardiovascolari, che si esprime attraverso una serie di condizioni che possono portare a ictus e infarto: sindrome metabolica, apnee ostruttive del sonno, disfunzione endoteliale, infiammazione cronica, iperuricemia, intolleranza glucidica e insulino-resistenza. Le persone con obesità grave sono infine a maggior rischio di fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, angina, ipertensione arteriosa resistente e tromboembolismo polmonare.
Oltre a mantenere uno stile di vita attivo, praticando quotidianamente esercizio fisico, è fondamentale seguire un regime alimentare caratterizzato da un alto consumo di cibi vegetali, una moderata assunzione di olio d’oliva e un limitato apporto di carni, latticini e grassi saturi. Questa combinazione di elementi, nota come “dieta mediterranea”, si è dimostrata efficace contro stress ossidativo e infiammazione. Uno studio pubblicato nel 2019 su Lancet, al quale hanno contribuito oltre 130 scienziati di quasi 40 Paesi, evidenzia come oltre 1 decesso su 5 sarebbe riconducibile a un’alimentazione scorretta, associata anche a 255 milioni di anni persi (per morte prematura evitabile o vissuti con disabilità). Solo in Italia, ogni anno, sono circa 98 mila le morti legate alle conseguenze di un eccessivo apporto di zuccheri e sale, scarso consumo di cereali integrali, semi e frutta secca, acidi grassi omega-3, frutta e verdura.
Fonti e documenti per approfondire
- Linee di indirizzo per la prevenzione e il contrasto del sovrappeso e dell’obesità (2022)
- Piano nazionale della prevenzione 2020-2025
- sistema di sorveglianza OKkio alla Salute (6-10 anni, Iss)
- sistema di sorveglianza Hbsc (11-15 anni, Oms)
- sistema di sorveglianza Passi (18-69 anni, Iss)
- sistema di sorveglianza Passi d’argento (over 65 anni, Iss)
- “Correct Complementary Feeding Practice as a Nutritional Tool for NCDs’ Prevention” (Nutrients, numero speciale – aprile 2022)
- Giornata mondiale dell’alimentazione (16 ottobre 2022)
- La dieta mediterranea (Ministero della salute, 2020)
- Obesity and overweight (Oms, 2021)
- Rapporto sull’obesità in Europa (Oms, 2022)
- Obesità: da amplificatore di rischio a malattia cronica (Società italiana di prevenzione cardiovascolare – Siprec, 2022)
- Health effects of dietary risks in 195 countries, 1990-2017: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2017 (Lancet, 2019).