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Prevenzione in movimento, ogni azione conta: il benessere comincia da un passo

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di Stefano Menna

“È tempo di muoversi!”. Lo slogan coniato quest’anno per la giornata mondiale dell’attività fisica (con eventi e iniziative in calendario fino a metà maggio) sottolinea l’importanza di cogliere tutte le possibili occasioni e opportunità per fare esercizio fisico. Perché ogni passo, ogni movimento, ogni minuto conta. A partire dagli ambienti e dai contesti di vita quotidiana: a scuola, al lavoro, per strada, nelle attività ricreative, a casa o in mezzo alla natura – l’obiettivo è sempre quello di mantenersi attivi, partecipando alla costruzione di comunità più sane.

Dai gruppi di cammino alle “palestre all’aperto” nei parchi, dalle “pause attive” a scuola e al lavoro ai servizi per promuovere lo sport tra le persone con disabilità. Fino allo sviluppo di trasporti pubblici compatibili con la mobilità attiva: la scelta cioè di muoversi in bicicletta o a piedi per gli spostamenti di ogni giorno senza ricorrere ai mezzi a motore. Un’opzione che fa bene anche all’ambiente, consentendo di decongestionare il traffico urbano e ridurre l’inquinamento. Si tratta di un’abitudine che nel nostro Paese pratica il 42% della popolazione. Solo in Europa, ogni anno, potrebbero essere evitate più di 100.000 morti premature se ogni adulto andasse a piedi o in bicicletta anche per 15 minuti in più al giorno.

È chiaro che non tutto dipende dalle scelte di ciascuno di noi, in una società che è sempre più “obesogenica”. Lo spiega bene un editoriale della rivista medica The Lancet: «Una semplice pillola o un’iniezione aiuterà senza dubbio alcuni pazienti, ma non può essere l’unico rimedio. L’obesità è il prodotto non solo delle circostanze e del comportamento di un individuo, ma anche della società nel suo complesso, plasmata da mercati alimentari globali e accordi commerciali. Sono necessari approcci multidimensionali per arginare gli effetti dell’ambiente obesogeno, in particolare contro un’industria che promuove la produzione di alimenti e bevande a basso costo e alto contenuto di zuccheri e grassi. L’attività fisica deve aumentare: camminare e andare in bicicletta per andare al lavoro o a scuola dovrebbe essere normalizzato e reso più facile e sicuro. La prevenzione deve essere la base da cui tutto il resto deriva».

L’attività fisica può essere allora un “farmaco” sostanzialmente privo di controindicazioni, è economico e fa bene a tutte le età. L’Oms raccomanda di praticare almeno 150 minuti a settimana di esercizio moderato, o 75 minuti di attività intensa, o combinazioni equivalenti delle due modalità. Non si tratta di dedicarsi a una pratica sportiva agonistica né faticosa: per guadagnare in salute, sono sufficienti azioni e gesti della vita quotidiana come camminare di buon passo, salire le scale, giocare, ballare, usare la bicicletta, fare giardinaggio o i lavori domestici.

Secondo la letteratura scientifica, l’esercizio fisico riduce la mortalità del 20-35%, aiuta a prevenire le malattie metaboliche e cardiovascolari (-20/35% del rischio di coronaropatia e ictus) e neoplastiche (-20% del rischio di cancro al seno; -30/50% del rischio di tumore del colon). Combatte il grasso in eccesso, regola i livelli di glicemia, pressione arteriosa e colesterolo, abbatte del 35-50% il rischio di diabete di tipo 2. Fare movimento è utilissimo anche per l’anziano: aiuta a preservare le funzioni cognitive, previene le artrosi, mantiene la massa muscolare e un buon equilibrio, riducendo il rischio di cadute. Infine, facilita l’aggregazione sociale e combatte depressione, stress, ansia e solitudine – migliorando così benessere e qualità della vita nel suo complesso.

L’Italia è ancora indietro sia come pratica quotidiana che negli investimenti pubblici. Che siamo un popolo di sportivi “da divano” lo dicono i numeri: il nostro Paese si posiziona al 18° posto su 27 in Europa per livello di attività fisica, con una spesa pubblica pro capite dedicata allo sport inferiore del 30% rispetto alla media Ue. Non sorprende perciò il quadro epidemiologico: secondo gli ultimi dati Iss, il 28% della popolazione tra 18 e 69 anni è completamente sedentario. Una condizione più frequente con l’avanzare dell’età (fino al 33% nei 50-69enni), tra le donne e le persone con difficoltà economiche o basso livello di istruzione. Netto il gradiente geografico, a sfavore del sud: solo in Campania, la quota di inattivi rasenta la metà della popolazione. Dati ancor più preoccupanti, se si leggono assieme a quelli sul progressivo incremento tra i più giovani di sedentarietà, sovrappeso e obesità. In Italia il 90% degli adolescenti tra gli 11 e i 15 anni non pratica alcuna attività sportiva quotidiana; meno del 10% svolge almeno 60 minuti di attività fisica al giorno; i bambini di 8 e 9 anni in sovrappeso sono il 19%, gli obesi il 9,8%.

Sport e prevenzione sono i primi alleati del benessere anche per Casagit Salute, impegnata nell’obiettivo di accompagnare i soci verso stili di vita più sani. Va in questa direzione la convenzione siglata con il comitato regionale lombardo della Fidal, la Federazione italiana di atletica leggera (info: www.casagitsalute.it/fidal). Accordo che potrà fare da apripista con altre realtà associative o professionali impegnate nello sport e nel sociale, sensibili ai valori della tutela della salute. Si tratta di una copertura completa, non di una polizza infortuni: una promozione del benessere a 360°, considerando la vita quotidiana e il futuro. Del resto, fare prevenzione significa proprio guardare al domani: è con questa prospettiva che Casagit ha partecipato all’evento finale del “Progetto Talento 2024”, iniziativa di Fidal Lombardia a sostegno delle giovani promesse. Per l’occasione Casagit ha offerto un anno gratuito di assistenza sanitaria del piano Salute Attiva ai 21 atleti più meritori tra le categorie Allievi, Juniores e Promesse maschili e femminili.